Un errore che si fa comunemente per ottenere la “addome piatto” è cercare la soluzione che risolva il problema.
Nel caso dell’inseguimento della “addome piatto” spesso ci si concentra solo sull’esercizio, o sul prodotto, o sul quando invece ci sono vari fattori da considerare e su cui intervenire….
1) percentuale di massa grassa totale e locale.
Tante persone nel parlano di “pancia gonfia”, “ritenzione idrica”, quando spesso è in gioco il grasso.
La massa grassa corporea, intesa come percentuale totale, è un fattore modificabile con la dieta e l’attività fisica . La massa grassa locale, soprattutto nella zona addominale è legata a una predisposizione genetica e ormonale. Purtroppo tanto nelle donne quanto soprattutto negli uomini è una zona altamente grasso-resistente…la possibilità di ridurre il grasso localizzato in alcuni casi richiede molto più sforzo che non per altri soggetti con una diversa genetica.
Ma fortunatamente il tessuto adiposo locale non è il solo parametro.
2) tono muscolare
L’addome è un fascio muscolare molto esteso, fatto di tantissimi strati e fasce. Per allenare l’addome non basta UN esercizio (tipicamente ci si concentra sul “crunch”), ma una moltitudine di esercizi (planck, crunch, isometrie…) e di stimoli ( statici, dinamici, con carico, senza carico…) , ripetuti con costanza e fatti con attento criterio (controllando il movimento e la velocità di esecuzione….).
Non solo “addominali”, ovvero esercizi di contrazione a carico dell’addome. In esercizi in cui il movimento vero è proprio è svolto da altri segmenti corporei (come lo squat con carico). L’addome lavora in maniera intensa come stabilizzatore allenando quindi anche i fasci più profondi.
3) gonfiore intestinale
Quando anche si curano adeguatamente la massa grassa e magra locali, il gonfiore addominale può contrastare l’ “addome piatto”. In molti casi è un gonfiore occasionale o temporaneo, fisiologico. Legato all’ingestione di alimenti che hanno un volume in sé e la cui fisiologica digestione comporta processi tra cui la fermentazione da parte della flora batterica intestinale.
E’ assolutamente normale, soprattutto dopo che si consumano verdure o carboidrati, magari in quantità importanti (come una pizza!).
Ci sono alcuni casi in cui però il gonfiore è legato ad una situazione di disbiosi (alterati equilibri della flora batterica intestinale che causa processi fermentativi/putrefattivi alterati).
La disbiosi è una condizione strettamente legata perlopiù ad una alimentazione disordinata. Oltre che da fattori quali stress, uso di antibiotici, farmaci antiacido e pro-motilità, lassativi etc e talvolta associata ad alcune condizioni cliniche.
In questi casi è facile che il gonfiore legato alla disbiosi si associ a tutta una serie di altri sintomi. Molto compatibili con una intolleranza -stipsi/diarrea, dolore, nausea, stanchezza, indigestione- , ma che non sono affatto sintomo di una intolleranza a determinati alimenti. (si parla di intolleranza solo per una minoranza di alimenti tra cui lattosio e glutine), ma frutto di un’alimentazione e di un intestino in disordine.
Cosa Fare in Questi Casi
In questi casi è indispensabile indagare la qualità dell’alimentazione e correggere equilibri in modo tale da favorire il ripristino della flora batterica intestinale e della funzionalità intestinale.
Solo in una netta minoranza dei casi il gonfiore è dovuto a effettive intolleranze o a patologie gastrointestinali, che richiedono accertamenti e diagnosi medica.
E’ importante sottolineare che in nessuno di questi casi l’assunzione di drenanti, lassativi , probiotici, prebiotici, farmaci pro-motilità sono raccomandabili e utili se non si interviene all’origine sulle possibili cause del gonfiore (spesso hanno solo effetto temporaneo e hanno effetti collaterali importanti), e in ogni caso senza prescrizione/indicazioni di un medico/professionista.
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Diana Severgnini-Dietista
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